Il Ribera continua ad allenarsi con impegno  in vista della difficile trasferta di domenica prossima con il Savoia, compagine campana di Torre Annunziata nata nel 1908, oggi la quinta forza della serie D. La compagine di Totò Brucculeri, oggi, sembra in buona salute perché ha ripreso la preparazione con un certo impegno la mezzala Casisa, che ha giocato domenica scorsa uno spezzone di 15 minuti contro Agropoli, il laterale Li Greci fermo da due turni per infortunio, il portiere Esposito che ha subito un incidente in campo contro l’Acireale e lo stesso attaccante di colore Omolade che porta ancora una fasciatura al braccio  per la ferita  subita nella rissa di Palermo. L’allenatore Totò Brucculeri, che getta sempre acqua sul fuoco dei facili entusiasmi e richiama l’attenzione sulle prossime due trasferte esterne consecutive contro Savoia Calcio e Messina, non avrà a disposizione soltanto il laterale Calvaruso che, con la quarta ammonizione ricevuta, rimarrà appiedato per un turno. Dovrà fare molta attenzione il centrocampista Palazzo che risulta diffidato per cui se riceverà un’altra ammonizione rischia di saltare la difficile partita dello Stretto il 18 novembre prossimo con la squadra Città di Messina. Ormai da tre gare il Ribera non prende goal e questo fatto fa sperare bene sulla forza della retroguardia biancoceleste che in questo scorcio di campionato però ha già subito ben otto goal ossia molte reti se si fa il paragone con gli ultimi due campionati di Eccellenza. Va detto pure che il reparto difensivo della squadra riberese è totalmente cambiato e che quest’anno si gioca in un campionato più difficile. Vanno citati per la cronaca negli ultimi due campionati i record di imbattibilità del portiere Talluto che oggi non veste più la maglia biancoceleste, nonostante la sua presenza con i colori riberesi sino al 9 settembre scorso.
«Ai ragazzi chiederò un impegno maggiore per la partita di Savoia – dice il presidente Ezio Ruvolo – perché dalle due difficili trasferte non possiamo tornare a Ribera con un pugno di mosche in mano».