
Tanti sono gli emigrati sparsi in tutta Italia che stanno seguendo le gesta del Campofranco. Uno di loro, Pietro Mazzara, giovane giornalista che segue il Milan per una TV nazionale, è uno dei più vicini alla squadra del suo paese.
“Nove anni fa si decise di creare qualcosa che potesse far rientrare tutti i ragazzi che, per mancanza di alternative, erano stati costretti a emigrare in squadre limitrofe pur di dare continuità alla loro passione. A dirigere i lavori, oggi come allora, mister Restivo una persona riservata, determinata e anche severa. Indimenticabili i primi allenamenti, ricorda Mazzara, con le corse lungo le strade del paese di quell’orda di ragazzi consci dei propri mezzi ma curiosi di capire dove sarebbero arrivati. “La vittoria del campionato di Terza Categoria, la vittoria della Coppa Trinacria e la promozione in Prima: tutte vittorie sul campo”.
Sono passati allenatori, giocatori e dirigenti, ma pubblico e squadra sono rimasti, a testimonianza di come in un piccolo paese che troppo spesso distrugge quello che di buono riesce a costruire, il calcio abbia saputo unire attraendo intorno a se anche la curiosità e l’ammirazione dei paesi vicini e non solo. “Le vittorie dei campionati di Prima Categoria e di Promozione sono state poi le ulteriori pepite di un miracolo sportivo che non è più tale. Gli eroi delle prime cavalcate hanno lasciato spazio ai nuovi e uno di loro, Salvatore Scozzaro, è diventato l’inseparabile collante tra spogliatoio, staff tecnico e dirigenza e non ostante sia preparatore atletico, è considerato dai giocatori “uno di loro. L’essere arrivati così in alto, continua Mazzara, non ha messo nessuna paura a chi ha creduto di poter dare vita a un progetto serio, vincente e duraturo. L’attuale dirigenza merita una menzione particolare, si è trovata a gestire i campionati più duri, ma allo stesso tempo esaltanti, che Campofranco calcistica possa ricordare. E per chi è fuori paese, l’orgoglio di potersi identificare con questa squadra è maggiore rispetto a chi ha la fortuna di poterle stare vicino. Non c’è domenica in cui tutti gli emigrati, non chiedano ad amici e parenti aggiornamenti in tempo reale sul risultato del Campofranco. Perché questa è la verità e l’essenza di un calcio che sta scomparendo ad alti livelli. Ma noi, conclude Pietro Mazzara, abbiamo la fortuna di poter essere testimoni di una conferma: il Campofranco ha saputo dare una lezione a un’intera regione di come con una gestione accurata dei conti, con la scelta dei giovani giusti e qualche investimento di valore, si possa creare una splendida realtà che non si è mai seduta e che ha ancora fame”.
Quella fame che ti porta ad ambire a grandi traguardi che 9 anni fa venivano indicati quasi per scherzo e che oggi possono essere una splendida realtà.