Mentre in campo la squadra sta ottenendo una salvezza più che meritata, è ancora lo stadio a Canicattì a tenere banco nel finale di stagione.
La società biancorossa presieduta da Maria Grazia Scicolone, si fa sentire prima della fine del campionato, il settimo lontano dal glorioso Carlotta Bordonaro situato al centro della città dell’uva. Le parole e le promesse si susseguono ogni qualvolta qualcuno prende il discorso di tornare a giocare a Canicattì, che per il campionato di serie D sarebbe un toccasana per i tifosi e per le casse societarie.
In questi giorni l’argomento torna di dominio pubblico e ognuno si trova in una posizione che comunque porterà ad una decisione per l’imminente futuro del calcio a Canicattì.

“È marzo – si legge nel comunicato della società – ed ancora si torna a parlare del Carlotta Bordonaro, ma non abbiamo capito per quale scopo.
Anzi, forse lo abbiamo capito. E’ un caso? No, ormai siamo abituati da troppi anni, sempre la stessa storia, troppe chiacchiere e niente fatti.
Un continuo peregrinare, da 7 anni sbattuti a destra e manca in giro per la Sicilia e giudicati nomadi da tutti. Tanto oltre noi, la faccia chi ce la mette?”
Non sono d’accordo sul silenzio istituzionale, i dirigenti con il vicepresidente Fausto Giacchetto, il DS Alessandro Avarello e tanti altri “Vorremmo che si parlasse del nostro stadio tutto l’anno, che se ne parlasse per il bene dell’intera città.
Uno stadio degno del nome che porta questa città, porterebbe tante famiglie sia per le partite del settore giovanile che per quelle della prima squadra; consentirebbe alle scuole di potere svolgere attività sportiva all’aperto e tante altre manifestazioni con scopi sociali e di aggregazione.”

Dito puntato direttamente sul Sindaco di Canicattì Vincenzo Corbo e la sua amministrazione, stanchi di promesse non mantenute.
“Sindaco, assessori, avete deluso ancora una volta le aspettative di una città intera, ma soprattutto state togliendo ad una intera generazione di bambini e giovani, il sogno di giocare per i colori della propria città in una struttura sportiva dignitosa, moderna ed accogliente.
Lo spostarci dalla nostra città ci è costato parecchio, compresa la perdita di interesse e passione per lo sport in generale ed il calcio in particolare.”

E sono le decisioni prese che fanno pensare che il nome di Canicattì calcistica stavolta possa veramente scomparire.
“Siamo passati dai 1500 tifosi di Scordia (vittoria Coppa Italia di Eccellenza), ai 2000 di Raffadali (campionato) e ai 3500 di San Cataldo (finale per la D persa ai rigori) per arrivare a meno di 100 paganti di questa stagione.
Siamo stanchi, cercheremo di salvare la serie D onorando tutti gli impegni presi, ma al termine della stagione saremo costretti a consegnare la società nelle mani del Sindaco e questa volta in maniera definitiva, senza ripensamento alcuno.”
Parafrasando il motto del Canicattì calcio, l’amarezza è sintetizzata proprio dallo slogan: “Con il calcio vince ”un’altra città”, non la nostra povera, sola e abbandonata Canicattì”.